Ogni anno buttiamo 13 miliardi di euro nella spazzatura
Mentre preparavo un semplice dessert a base di avanzi, per soddisfare una voglia improvvisa di qualcosa di fresco, dolce ma al tempo stesso leggero (eheheh non mi accontento mai facilmente), riflettevo sull’importanza di non buttar via tutto quello che ci avanza da qualsiasi preparazione perché, alla fine c’è sempre un modo per riutilizzarlo, anzi delle volte mi è capitato di creare ricette sorprendentemente buone con dei semplici avanzi. Sono sempre stata una persona attenta ad evitare sprechi in qualsiasi campo e soprattutto alimentare, visto che nel mondo ci sono, invece, persone che ogni giorno devo far i conti con la fame. Ma sono diventata ancor più sensibile all’argomento quando, per lavoro mi sono trovata spesso a leggere rapporti e studi relativi all’entità degli sprechi alimentari, e alle relative conseguenze sul clima, sulla biodiversità, sul suolo e sulle risorse idriche.
La FAO è l’ente che si occupa di stilare e pubblicare tali studi e quanto emerge dovrebbe farci riflettere. Secondo i dati FAO infatti ogni anno sprechiamo 1,3 miliardi di tonnellate all’anno di cibo, che in valore diventano 750 miliardi di dollari, in Italia il valore del cibo sprecato è di 13 miliardi l’anno.
La FAO indica che sono 222 milioni, le tonnellate di cibo buttato nei Paesi industrializzati, una cifra pari alla produzione alimentare dell’Africa Subsahariana (circa 230 milioni di tonnellate).
A livello europeo si sprecano in media 180 kg di cibo pro-capite all’anno; il 42% di questo spreco avviene a livello domestico. Il Paese con maggiore spreco pro-capite è l’Olanda con i suoi 579 kg pro-capite all’anno; quello che spreca meno è la Grecia (44 kg pro-capite all’anno).
L’Italia si trova all’incirca a metà strada tra questi due Paesi, con 149 kg di cibo sprecato annualmente per persona. La crisi economica in questo caso ha prodotto un effetto “positivo” in quanto, abbiamo ridotto lo spreco di cibo del 57%; per risparmiare, gli italiani hanno iniziato a programmare meglio le proprie spese ed i propri consumi, riducendo le quantità acquistate, riutilizzando gli avanzi e prestando maggior attenzione alle scadenze.
Sempre secondo la FAO il 54 % degli sprechi alimentari si verificano “a monte”, in fase di produzione, raccolto e immagazzinaggio. Il 46% avviene invece “a valle”, nelle fasi di trasformazione, distribuzione e consumo. In linea generale, nei paesi in via di sviluppo le perdite di cibo avvengono maggiormente nella fase produttiva, mentre gli sprechi alimentari a livello di dettagliante o di consumatore tendono ad essere più elevati nelle regioni a medio e alto reddito – dove rappresentano il 31/39% rispetto alle regioni a basso reddito (4/16%).
Il rapporto fa notare che più avanti lungo la catena alimentare un prodotto va perduto, maggiori sono le conseguenze ambientali, dal momento che i costi ambientali sostenuti durante la lavorazione, il trasporto, lo stoccaggio ed il consumo devono essere aggiunti ai costi di produzione iniziali.
Dunque non potendo noi agire a monte dalla catena alimentare, dobbiamo impegnarci nel nostro piccolo a ridurre il più possibile gli sprechi a livello domestico. Rieducarci ed educare i nostri figli ad avere rispetto per il cibo, che non sempre è un diritto per tutti, infatti fa bene all’ambiente, alla comunità e anche al nostro portafoglio ;).
Alcuni accorgimenti per ridurre gli sprechi alimentari:
- Fare la lista della spesa e comprare solo quanto necessario;
- comprare se possibile da produttori locali;
- scegliere prodotti di stagione;
- tenere d’occhio la scadenza;
- usare meno trasformati e più ingredienti;
- imparare a cucinare con quello che c’è, usando avanzi e scarti 😉
- non servire porzioni eccessive!
Ciao Valentina
Fonti: FAO, Cesvi